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Abstract



ADATTAMENTI ENDOCRINI ALLA MICROGRAVITÀ SIMULATA

Mariangela Masini(1), Paolo Magni(2), Paola Prato(1), Elena Dozio(2), Iarba Carucci(3), Andrea Mambro(4), Franco Ricci(5), Felice Strollo(3)


(1)Dipartimento di Biologia, Università di Genova.
(2)Istituto di Endocrinologia, Università di Milano.
(3)UOC. Endocrinologia e Malattie Metaboliche, INRCA-IRCCS, Roma.
(4)UOC Anestesia e Rianimazione, Ospedale di Grosseto.
(5)ENEA Casaccia, Roma



Dopo gli iniziali sporadici studi sulla nutrizione negli astronauti, solo dopo il volo D2 l’interesse dei ricercatori si è cominciato a indirizzare con maggiore continuità a tale tematica. Lo stesso volo ha consentito al nostro gruppo di dimostrare un calo degli androgeni in microgravità reale, reversibile con il rientro a Terra. Da allora resta scarsa la possibilità di svolgere studi sistematici che consentano di verificare che quanto riscontrato non dipenda da fattori contingenti legati alle specifiche caratteristiche del singolo volo.
Per tale motivo la comunità spaziale si è rivolta con crescente interesse a modalità relativamente poco costose di simulazione a terra che consentissero di ottimizzare protocolli e metodiche in funzione della possibilità di condurre in un futuro a che lontano un altro esperimento in microgravità reale. In questa luce il nostro gruppo ha partecipato a due campagne successive di bed rest organizzate dal gruppo di ricerca su osso e muscolo per conto dell’ASI; tale scelta è stata condizionata, fra l’altro, anche dalla necessità di studiare alcuni meccanismi fisiopatologici ancora ignoti del dismetabolismo dell’anziano e individuare contromisure adeguate.
Il risultato globale (dei due esperimenti esaminati nel loro insieme) per l’insulina e per la leptina era di progressivo e significativo aumento mentre quello dell’adiponectina era di calo fino ai 14 gg e poi di ritorno ai valori basali e quello della ghrelina deponeva per un calo progressivo (0,001La numerosità del campione, per quanto possa sembrare scarsa a chi è aduso a studi clinici, rappresenta il frutto di un notevole sforzo di collaborazione internazionale fra gruppi di ricerca italiani e sloveni. Non sarà facile raccogliere ulteriori soggetti, ma è nostra intenzione continuare ad accumulare dati relativi a ulteriori campagne di bed rest per discriminare sempre più distintamente fra i vari processi metabolici che entrano in atto nella immobilizzazione protratta. Tale interesse nasce soprattutto dalla considerazione che la popolazione che invecchia è sempre più sedentaria e la fisiopatologia del passaggio dalla sedentarietà ad un certo grado di attivazione fisica, per il suo impatto sulla salute pubblica, sembra oggi assumere più interesse dell’effetto migliorativo ormai non ulteriormente dimostrabile dell’esercizio fisico strutturato e intenso.